RODOLFO
DI GIAMMARCO
SU “A VOLTE UN GATTO…!”
Roma. La Repubblica, 8 aprile 1983. A volte un gatto…! di Cristiano Censi, con Cristiano Censi, Isabella Del Bianco, Toni Garrani, Alida Cappellini.
DI RODOLFO DI GIAMMARCO
Io sono in crisi, tu sei in crisi, chiudiamoci in casa con le bestie.
Ma in questa sorta di ricatti, e di scene madri, e di blande riconciliazioni (Carlo nel frattempo è stato congedato per telefono dall’amante) s’insinuano i delittuosi luoghi comuni su cui traballano questi condannati-a-convivere.
Nient’altro che frammenti verbali in cui però Cristiano Censi tempera un acume tra lo scettico e il postribolare, e Isabella del Bianco gli tiene testa con una disperazione nasale, un cordoglio di femmina terrorizzata dalla menopausa. Sono entrambi in forma, anche se all’energia e all’enfasi di lei talvolta preferiamo la regressione lunatica del partner, e a Censi dona forse anche quel profilo già segnato, analogo ai tratti maturi di un Georges Wilson, ci sembra. Ma non dimentichiamo, che i veri protagonisti sono quattro. Anche il gatto (un meditabondo e famelico Toni Garrani) e la cagnolina (un’ agile, opportunista Alida Cappellini) instaurano un piano di conversazione, magari a base di necessità spicciole come «cibo», «pipi» e «accoppiamento», ma è chiaro che la loro logica ricalca in termini spicci una primordialità, un buonsenso che ugualmente apparteneva, un tempo, alla razza dei padroni di casa.
Curiosità etologica: gli animali s’ intendono tra loro e afferrano anche il senso dei discorsi tra moglie e marito, ma l’inverso non è concesso.
Così quelle delle bestie risultano interpunzioni, digressioni, incisi ironicissimi ma destinati a cadere nel vuoto. Non c’è più neanche l’intesa tacita tra uomo e animale, come nel «Melampus» di Flaiano.
Comunque, nel contenitore chiassosissimo di colori (a firma Giovanna Licheri), la fuga del gatto, l’adulterio e le moine tramortite comicizzano in realtà l’impegno che è diventato una Favola…
Rodolfo Di Giammarco
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