ORESTEA. UNO STUDIO
di Eschilo

Teatro Sala Uno
piazza di Porta S. Giovanni 10, Roma

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Dal 16 al 27 gennaio 2013
ore 21.00 | domenica ore 18.00

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adattamento e regia di Paolo Zuccari

con Luca Arseni, Roberto Di Marco, Daniela Duchi, Tiziano Ferracci, Emanuele Gabrieli, Michela Giamboni, Tommaso Lombardo, Livia Massimi, Fulvio Maura, Gianfranco Pirrone, Isabella Tedesco, Zoe Zolferino

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scene Francesco Ghisu
costumi Marta Genovese
disegno luci Davood Viiksi Kheradmand
collaborazione alla regia Daniele Paoloni
assistente scenografa Valeria Mangiò
fotografie Valeria Tomasulo

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Una produzione Teatro Azione

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Dal 16 al 27 gennaio 2013, presso il Teatro Sala Uno di Roma, dodici ex allievi della scuola di recitazione Teatro Azione, diretti da Paolo Zuccari, sono stati protagonisti de L’Orestea. Uno studio, lo spettacolo prodotto da Teatro Azione in occasione del trentesimo anniversario della scuola, fondata da Cristiano Censi e Isabella Del Bianco, per dare l’opportunità ad alcuni allievi neo diplomati di vivere la prima vera esperienza lavorativa e di confrontarsi con un testo cardine della storia del teatro.
RASSEGNA STAMPA
RASSEGNA STAMPA
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PROMO
NOTE DI REGIA
NOTE DI REGIA
Raccontare l’Orestea di Eschilo offre l’opportunità unica di interrogare uno dei miti fondanti della cultura occidentale, il più compiuto reperto archeologico teatrale dell’umanità. Non abbiamo preteso di rintracciare una verità identificabile, anzi ne abbiamo amato il mistero e la sfuggevolezza. L’unica verità da svelare, abbiamo sentito, era la vita che suscitava in noi il proposito di raccontarla. E per fare questo abbiamo operato delle sostituzioni di immaginario. Il nostro di oggi, sia individuale che collettivo, al posto di quello di allora, necessariamente oggi solo teorizzato.
La trama dell’Orestea potrebbe essere messa in scena in pochi minuti. Il marito torna a casa dopo la guerra e viene ucciso dalla moglie che intanto ha avuto un amante. Più tardi arriverà il figlio cresciuto lontano e realizzerà la vendetta del padre assassinando la madre e il suo amante. A questo punto il ragazzo, perseguitato dalle Erinni, verrà assolto da un parlamento-tribunale istituito dalla Dea Atena. Il resto sono altre storie intrecciate alla principale che qui vengono solo raccontate come antefatti. La singolarità di questo mistero teatrale è che, non solo tutte queste trame esistevano già prima di Eschilo da molto tempo, ma soprattutto che tutto il pubblico le conosceva benissimo. Eschilo le varia di nuovo, le ricompone, e le riporge al pubblico ancora una volta trasformate. Questa è l’attività misteriosa e specifica del mito. E questo abbiamo provato a fare anche noi.
Orestea. Uno studio è il nostro tentativo di entrare in quel flusso di trame secondo la nostra sensibilità e di riporgerle anche noi al nostro pubblico trasformate. Non abbiamo tentato di modernizzare il testo per renderlo più vicino a noi, di ricontestualizzarlo in un presente, abbiamo cercato invece di ricomporlo per quello che ci ha suscitato, in un quadro geografico e storico reinventato e in una sintesi verbale e visiva. In questo unico senso possiamo dire che è contemporaneo.
Nell’Orestea Eros e Thanatos sono congiunti in un’unica trama. La passione amorosa e le sofferenze subite muovono i protagonisti verso delitti feroci. Qui il mondo arcaico si esprime per sentimenti potenti e fuori controllo. La civiltà non ha ancora trattenuto i sentimenti in prudenze condivise, l’amore come la violenza sono totali. Questo carattere massimale delle relazioni e delle vicende è una grande opportunità per un gruppo di attori e per una proposta teatrale. Per la densità, la generosità e la libertà che richiede e garantisce.
Forse proprio per la catena inarrestabile e incontrollabile di uccisioni per vendetta e passione Eschilo scrisse questo testo, suggerendo la democrazia come l’unica alternativa di progresso. Un’alternativa politica. Ma oggi, che la democrazia comincia a superare la sua adolescenza storica e scopre sempre più la sua fallibilità, noi abbiamo preferito fermarci un po’ prima del finale del testo rimanendo nella insolubilità della situazione di Oreste, e lasciando alle Erinni il nome di Erinni, senza che arrivasse nessun Dio a trasformarle in Eumenidi.
Rumori, ombre, fantasmi, corpi fusi nelle pareti, travestimenti, scorci, muri che parlano, per sintetizzare un mito ricostruito come un thriller, che dura il tempo effettivo di pochi minuti centellinati nella suspense incalzante della vendetta da realizzare.
Paolo Zuccari
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