RODOLFO
DI GIAMMARCO
INTERVISTA CRISTIANO CENSI
Roma. La Repubblica, 15 maggio 1983. Censi da una mese alla Scaletta di Roma: quella coppia fa morire dal ridere.
DI RODOLFO DI GIAMMARCO
Grazie alla cordiale accoglienza sia di pubblico che di critica, A volte un gatto… di Cristiano Censi ha già al suo attivo oltre un mese di repliche al Teatro La Scaletta.
Quanta parte ha nel lavoro attuale la sua predilezione per i fumetti?
«Sono a metà tra l’ispirazione delle strips e una ricerca autonoma. I miei preferiti sono Feiffer, Brétécher, Lauzier, Wolinski (ma anche Altan) che suggeriscono tutto quanto io intendo per comicità: il paradosso, lo scatto imprevisto. Qui, in A volte un gatto… ho messo a confronto un uomo e una donna con due creature più istintive, senza sovrastrutture intellettuali, due bestie senza problemi.»
La situazione riflette anche un barricarsi in casa, una perdita di relazioni…
«Sì, il problema è ancora quello di vincere l’isolamento. Questa gente sta rintanata fra quattro mura perché ha paura o non si fida dell’esterno. Il ’68 è sfumato e i nostri coniugi sono degli ‘ex’, forse ormai anche ex comunisti. Ma non è mai chiaro. Lui e lei appartengono a una certa schiera di spettatori mancati. Io stesso per esempio mi rendo conto che solo chi ci conosce o chi ha sentito parlare di noi decide di seguirci a teatro, altrimenti nessuno rischia più, tutti sono scettici.»
Che pubblico avete?
«La composizione della platea è determinante: quando prevalgono i funzionari Rai e gli impiegati, le risate esplodono per la fioritura del linguaggio degli animali; quando in sala hanno la meglio gli addetti e i professionisti della cultura, allora gli umori si scaldano solo per le contraddizioni della coppia frustrata, immersa nel Sociale…»
Lei stesso era coinvolto a fondo nelle strutture, quando firmava le regie di Brecht e di Dario Fo?
«Ci sono passato anche io, certo. Ma adesso forse ho esaurito l’ epoca dei dibattiti, anche se conservo l’abitudine a non sciupare soldi per messinscene di pretesa. A volte un gatto è il mio settimo testo. La ditta pare che funzioni, io mi diverto, la gente anche, per cui…».
Rodolfo Di Giammarco
Related Posts